Primo impatto: l'urlare del titolo ha un pregio, richiama alla mente un'esperienza radicata fin dalla nascita in ciascuno di noi. Non siamo, va detto, all'altezza dei migliori titoli in tema di urli, come il disturbante I Have No Mouth, and I Must Scream di Ellison, ma la scelta è valida e centra l'obiettivo di attirare l'attenzione. La copertina è meno interessante, una composizione fotografica realizzata presumibilmente da un grafico non professionista.
Suggestione: urlare è una necessità psicologica ma anche fisica, un concetto immediato per il lettore. Tutti noi ci siamo detti, almeno una volta nella vita, voglio urlare, il titolo porta quindi alla mente un ventaglio di stati d'animo come frustrazione, desiderio, aggressività, felicità, rabbia. Purtroppo l'efficacia evocativa del titolo è fiaccata dalla copertina e abbattuta dalla sinossi, che riporto integralmente per commentarla.
L'opera "VOGLIO URLARE" è senza dubbio una novità nel campo editoriale contemporaneo. Gli albori di una nuova forma letteraria. Uno stile moderno, semplice, fuori dagli schemi e dagli stereotipi dell'editoria convenzionale. Un libro autobiografico che con la sua impostazione asciutta e scorrevole, coinvolge il lettore in un turbine di emozioni e un coacervo di sentimenti buoni. Le sue pagine sono impregnate di emozioni forti e tanta sofferenza umana che aiutano il lettore a riflettere sui valori veri della vita, tutte descritte con grande dignità e in maniera puntuale, senza giri di parole, dalla scrittrice. Non da trascurare: lo spessore umano dell'autrice che, con il suo genere semplice ed essenziale, riesce a trasmettere in pieno il senso delle parole, delle azioni, coinvolgendo il lettore come se fosse presente e stesse vivendo la scena.Una sinossi neutra, descrittiva, fredda, per un libro che invece si propone di comunicare e suscitare emozioni. Il testo di presentazione annuncia "novità nel campo editoriale" e addirittura "una nuova forma letteraria", due promesse troppo grandi per essere credute sulla fiducia e per di più molto generiche, poiché non chiariscono né suggeriscono in cosa stia la novità. Il seguito non è migliore, costruito con formule abusate come "turbine di emozioni", "coacervo di sentimenti", "emozioni forti", "valori veri", "giri di parole". La caduta finale è il riferimento all'autrice, di cui si parla in termini positivi ma generici, senza vitalità.
Impulso all'acquisto: nullo, il titolo è potenzialmente interessante ma viene rovinato dagli altri elementi della presentazione, in particolare da una sinossi priva della capacità di emozionare.
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Avvertenza: una "recensione a colpo d'occhio" è un rapido e personale giudizio dato sulla base del titolo, della copertina e della sinossi del libro considerato. Molti recensiscono libri senza averli letti, io almeno lo dichiaro.
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